L’impegno
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L’impegno non è un parametro studiato sui libri. Abbiamo già parlato del carico e dell’intensità, e della frequenza cardiaca. Questi sono parametri importanti, perché ci indicano qual è lo sforzo per il soggetto che si sta allenando, quindi una corsa ad una determinata % bpm o un sollevamento ad una determinata % 1RM. Un 5×4 con 60% 1RM non è uguale ad un 5×4 con 88% 1RM, così come una corsa fatta al 60% è diversa da una corsa all’80%. La capacità dell’atleta a gestire il carico al massimo delle sue possibilità fisiche è anche una componente che va allenata. Ci vanno anni di allenamenti per reclutare il maggior numero di fibre.
Io vorrei concentrarmi su un altro punto fondamentale. L’impegno che mette il cliente o l’atleta tra un esercizio e l’altro. Non è una descrizione scientifica, possiamo definirlo semplicemente “impegno”. Vedo molte persone eseguire la loro serie in modo corretto, poi si alzano con estrema calma, fanno due parole, fanno partire il cronometro. Una volta finito l’ipotetico minuto di recupero, stoppano il tempo, guardano il cellulare e poi ripartono con calma. Niente da dire quindi sull’esecuzione in se dell’esercizio, ma quel minuto di recupero è diventato 1’30”!

Oppure pensiamo agli allenamenti a circuito o anche solo alle superserie. Faccio il mio esercizio e subito dopo dovrei eseguire uno o più esercizi. C’è però differenza tra aspettare zero secondi tra un esercizio e l’altro e bere un goccio d’acqua, aspettare un attimo, prendere fiato e poi fare l’altro esercizio. Ecco, su questo non c’è intensità o scienza che tenga, è impegno, è fame di arrivare ad un risultato.
Devo eseguire 10 burpees, un conto è farli in 30 secondi, un conto in un minuto. Nel primo caso avrò i battiti a mille, avrò il fiatone, lo scopo dell’allenamento magari era alzare i battiti e ci sarò riuscito. Nel secondo caso finirò l’esercizio come previsto dall’allenamento, ma l’obiettivo non sarà raggiunto. Questo può fare la differenza tra chi ha risultati e chi no.

